ITINERARI TURISTICI

I campi flegrei

I "Campi Flegrei" (in greco phlegràios = ardente), così denominati dagli antichi greci per indicare la natura vulcanica del territorio, sono stati la sede di primitive e mitiche popolazioni. Pozzuoli, l’antica Puteoli Romana, che con il suo porto fu il principale crocevia di scambi commerciali del Mediterraneo, conserva importanti testimonianze del passato come gli scavi del "Rione Terra" che rivelano una "Pompei sotterranea", l’Anfiteatro Flavio, il Serapeo. Tutta la plaga vulcanica a ovest di Napoli è ricca di siti archeologici e bellezze naturali: la Solfatara, i laghi d’Averno, Lucrino e Fusaro, Cuma con l’Antro della Sibilla, Baia con i numerosi resti di impianti termali di epoca romana.

POZZUOLI: i luoghi da visitare

Situata sull'omonimo golfo, Pozzuoli si trova in un'area vulcanica, i Campi Flegrei (cioè campi ardenti), che comprende un vulcano ancora in attività, la Solfatara. Pozzuoli fu fondata con il nome di Dicearchia nel VI° secolo a.C. da un gruppo di esuli aristocratici provenienti dall’isola di Samo. Questa terra è stata dominata da molte civiltà nel corso della sua storia: i Romani ,in particolar modo, la colonizzarono nel II° sec a.C., la ribattezzarono Puteoli (per i pozzi di acqua termale) e ne fecero il porto principale per l’attracco delle loro navi, oltre che luogo di vacanze e riposo, come testimoniano le sontuose ville costruite su questi lidi dagli imperatori Romani.

GLI ASTRONI
La Riserva Naturale dello Stato "Cratere degli Astroni" (Long. 14°10'E, Lat. 40°50'N) è situata in Campania nella zona dei Campi Flegrei ad ovest della città di Napoli. E' compresa fra il piano di Agnano ad est, il monte Leucogeo a sud, a nord il territorio di Pianura, mentre l'antica strada Campana la costeggia ad Ovest. Geologicamente rappresenta il risultato dell'attività eruttiva sviluppatasi nel terzo periodo Flegreo, precisamente 3700 anni fa. Da sturnis, per l’abbondanza di uccelli, o da strioni, stregoni, è un bellissimo e intatto cratere con rigogliosa vegetazione ricca di lecci, castagni, querce, olmi e pioppi.

LA SOLFATARA
Il vulcano Solfatara, dal cratere ellittico (m. 770 x m. 580), risale a circa 4000 anni fa ed è l’unico dei Campi Flegrei ancora attivo con impressionanti manifestazioni fumaroliche. L’ultima eruzione, per altro storicamente non accertata, risalirebbe al 1198. I Romani dell’epoca imperiale già conoscevano la Solfatara. Strabone (66 a.C. -24 d.C.) ne dà la più antica testimonianza scritta giunta fino a noi, nella sua “Strabonis geographica”, indicandola con il nome “Forum Vulcani”, Dimora del Dio Vulcano, ingresso per gli Inferi. La Solfatara apre ufficialmente alla visita nell’anno 1900, pur essendo sin da tempi remoti meta di escursioni per i noti fenomeni vulcanici, per la cura delle acque sulfuree e per le stufe calde; era infatti compresa tra le quaranta più famose terme dei Campi Flegrei sin dal Medioevo.

ANFITEATRO FLAVIO
Iniziato sotto Nerone, fu completato da Vespasiano (69-79 d.C.); misura m. 149 x 116 (arena m. 75 x 42) e poteva contenere circa 20.000 spettatori. Ben conservati i sotterranei dove è stato possibile studiare il complesso sistema di sollevamento delle gabbie con le belve. Nel 305, sotto la persecuzione di Diocleziano, furono esposti nell’arena sette martiri cristiani: i beneventani Gennaro, Festo e Desiderio, il misenate Sosso, e i puteolani Procolo, Eutiche e Acuzie, poi decapitati nei pressi della Solfatara.

TEMPIO DI SERAPIDE
Durante lo scavo (1750) fu rinvenuta una statua del dio egiziano Serapis e, pertanto fu ritenuto impropriamente un “tempio”. E’ il macellum (mercato) annesso all’area portuale (I-II sec. d.C.). Le tre colonne in marmo cipollino presentano evidenti tracce di fori praticati dai litodomi che testimoniano l’alterno movimento bradisismico della zona. Le tabernae si sviluppano intorno ad un ampio porticato, al cui centro si eleva una tholos, chiuso da quattro colossali colonne, delle quali si osservano tre ancora in piedi. Le vaste tracce del pavimento marmoreo e il rivestimento dei servizi igienici sono la testimonianza di una incomparabile ricchezza architettonica del monumento.

IL RIONE TERRA
Il toponimo “Rione Terra” risale ad età medievale, ad indicare il centro abitato trasformato in cittadella murata. Il promontorio, costituito da uno sperone di tufo alto 33 metri e circondato sui tre lati dal mare, costituiva l’acropoli della colonia romana di Puteoli ed è stata da sempre ritenuta anche la sede dell’insediamento samio di Dicearchia, fondata verso il 530 a.C. da un gruppo di esuli sfuggiti alla tirannide di Policrate. La scelta di tale promontorio naturale avrebbe permesso un adeguato controllo sia della costa che della striscia di mare antistante. La maggior parte delle evidenze superstiti risale alla prima età imperiale, periodo di grande fioritura economica della città. Si possono oggi ammirare accanto al Tempio di Augusto che sorge sulla sommità del promontorio, inglobato all’interno della catte-drale cristiana, antiche strade, botteghe, terme, criptoportici, tabernae e horrea (magazzini per derrate alimentari).

IL TEMPIO DI AUGUSTO
Sempre sul Rione Terra, riportato alla luce dopo l’incendio della cattedrale (16-17 maggio 1964), il cosiddetto “Tempio di Augusto” è il Capitolium della città di età repubblicana. Per volere del ricco mercante puteolano Lucio Calpurnio, fu rifatto dall’architetto Lucio Cocceio Acuto in età augustea in belle forme corinzie; fu adattato a chiesa cristiana tra il V e il VI secolo e barocchizzato sotto l’episcopato di Martino de Leòn y Càrdenas (1631-1650).

IL TEMPIO DI NETTUNO
Complesso termale, che sorge nei pressi dell'anfiteatro maggiore della città dell'antica Puteoli. I resti del complesso sono pertinenti al frigidarium e alla sua parte posteriore. l'area destinata ad accogliere gli ambienti freddi era arrcicchita da un'abside centrale scandita da nicchie ed archi. le sale disposte ai lati avevano volte a crociera o a botte. La zona del Calidarium era posta più in basso, oggi è obliterata da edifici moderni. Il complesso termale doveva apparire come un imponente edificio scenografico, visibile dal mare, realizzato nel II sec. d.C., ed utilizzato fino al IV sec. d.C.

LAGO D'AVERNO
E’ la località flegrea che maggiormente evoca Omero, Virgilio e il culto dell’oltretomba, perchè fu ritenuta l’ingresso nell’Ade. E’ un lago di origine vulcanica, profondo al centro m. 34 circa. Nel 37 a.C., su ideazione di Marco Vipsanio Agrippa, fu collegato al mare mediante il lago Lucrino, con un ampio canale, per realizzarvi un colossale arsenale (Portus Julius) Lungo la sponda orientale del lago D’Averno, si ammira la grandiosa sala termale, nota come “tempio di Apollo”, di età adrianea, coperta da una cupola con un diametro di circa 38 metri, di poco inferiore a quella del Pantheon a Roma.

MONTE NUOVO
E’ il monte più giovane d’Europa (altezza m. 140), formatosi dall’eruzione del 29-30 settembre 1538 che, preceduta da numerosi terremoti, seppellì il villaggio termale di Tripergole e causò lo spopolamento di Pozzuoli. Sulle sue pendici è stata inaugurata, nel 1996, una interessante Oasi Naturalistica, al fine di preservare le risorse geologiche, botaniche e zoologiche dei Campi Flegrei.

PORTUS JULIUS
Nel 37 a.C., durante la guerra civile tra Ottaviano e Sesto Pompeo, lo stratega Marco Vipsanio Agrippa realizzò una grandiosa struttura portuale, Portus Julius, adibita ad arsenale della flotta di Misero, collegando con un canale navigabile il lago d’Averno, il lago Lucrino e il mare. Per effetto del bradisismo discendente, buona parte del Portus Julius è oggi sommersa; infatti, tra Baia e Pozzuoli si snodano imponenti tracce delle strutture portuali e di alcuni vici suburbani.

ARCO FELICE
In epoca romana la "domiziana" (voluta dallo stesso Domiziano) rappresentava una arteria di scorrimento di importanza notevole per raggiungere Roma....lateralmente si vollero costruire delle strade secondarie ed una di queste doveva permettere il rapido collegamento con il promontorio di Cuma e quindi il suo distretto. L'arco felice vecchio rappresenta una struttura ricavata dal taglio della collina denominata "Monte Grillo". Ancor oggi è ben conservata ed è percorribile con le auto.

CUMA: LA MAGIA DELLA SIBILLA

Sulle origini della città, l'ipotesi più verosimile è che essa fu fondata intorno all'VIII secolo a.C. dagli abitanti della vicina Pithekoussai (Ischia) provenienti dale città euboiche di Calcide ed Eretria. Cuma, ben presto,divenne una città fiorente e potente, estendendo i suoi confini sui golfi flegreo e partenopeo. La storia di Cuma, con la caduta nelle mani dei Campani (421 a.C.), si fonde con quella di Dicearchia. Verso la fine della repubblica, quando Puteoli divenne il porto principale di Roma, Cuma decade in breve tempo e fu ricordata solamente come luogo tranquillo, solitario e di culto per la presenza dell'antro oracolare della Sibilla. Nel Medio Evo divenne stabile dimora di predoni che furono debellati da una lega campana nel 1207, con la totale distruzione della città.

TEMPIO DI GIOVE
Del tempio greco (V sec. a.C.), tradizionalmente attribuito a Giove, rimane soltanto il tracciato del podio. Nel V secolo fu trasformato in basilica cristiana, della quale sono rimaste cospicue tracce e l’originale battistero. Sulla terrazza inferiore si trova il tempio di Apollo, la cui leggendaria costruzione è attribuita al mitico Dedalo, che qui atterrò dopo il favoloso volo da Creta, e del quale rimangono poche tracce nel basamento, perché fu adattato a chiesa cristiana nel V secolo.

ANTRO DELLA SIBILLA
Il monumento, tutto scavato nel tufo, affascina e incute paura, per l’atmosfera di mistero che lo circonda. Stando alla descrizione di Virgilio (Eneide, libro VI), è proprio in questo luogo da ricercare la sede della leggendaria sacerdotessa di Apollo. Ma potrebbe essere anche un raro esempio di architettura funeraria di ispirazione cretese-micena. Un corridoio (dromos) lungo m. 131,50, largo m. 2,40 e alto circa m. 5, di forma trapezoidale e illuminato da sei aperture laterali, conduce in un ambiente arcuato nel quale si affaccia un altro più riposto. Recenti studi attribuiscono alla struttura una funzione difensiva della sottostante area portuale.

LAGO FUSARO
Il lago Fusaro (o lago Acherusio) si trova nel comune di Bacoli (in NA). Il lago si è formato con la chiusura del tratto di mare fra le frazioni di Torregaveta e Cuma. Qui fu fatto costruire, per ordine di Federico IV dei Borbone di Napoli, un casino di caccia e pesca, progettato da Vanvitelli (Casina Vanvitelliana, vedi Costanza Gialanella, Nova antiqua phlegraea: nuovi tesori archeologici dai Campi Flegrei, Napoli 2000). In alcune sale di questo casino sono state girate delle scene del film "Pinocchio" di Luigi Comencini (era la casa abitata dalla fata Turchina). Oggi la casa è collegata da un ponte in legno, ma inizialmente era raggiungibile solo tramite imbarcazioni a remi. Fra i visitatori illustri vengono annoverati, fra gli altri, Gioacchino Rossini, Nicola I Romanov e Luigi Einaudi, tutti raffigurati in ritratti esposti all'interno delle stanze della casina stessa.

BAIA E LA LEGGENDA DI ULISSE

Il nome di questa splendida insenatura è legato al leggendario viaggio di Ulisse che qui seppellì il suo compagno Bajos. Approdo della potente Cuma, fu il luogo flegreo più decantato e frequentato per le sue delizie ambientali e per le rinomate sorgenti termali, tanto che Orazio poté esclamare: Nullus in orbe sinus Bais praelucet amoenis (nessun luogo al mondo supera in bellezza la ridente Baia). Per effetto del bradisismo, gran parte della città è oggi sommersa dal mare.

PARCO DI BAIA
È un complesso ancora da identificare nelle sue funzioni per le particolari tipologie distributive degli ambienti: qualche studioso ipotizza che si tratta del Palazzo imperiale. È evidente, invece, la destinazione termale di alcune sale, tecnicamente molto elaborate, come la cupola del “Tempio di Mercurio” (diametro m. 21,46). Sono stati riconosciuti ben quattro complessi, tradizionalmente denominati “templi”: Diana, Mercurio, Venere Sosandra e Venere.

CASTELLO ARAGONESE
Domina il golfo di Pozzuoli in posizione strategica. Già esistente in epoca aragonese, fu ampliato dal vicerè spagnolo don Pedro de Toledo, dopo l’eruzione del Monte Nuovo (1538). Orfanotrofio militare dal 1927, nel 1993 una cospicua parte del castello è stata adibita a Museo Archeologico.

MUSEO ARCHEOLOGICO
Il museo, in via di espansione, ospita, tra l’altro, i reperti del sacello degli Augustali a Misero, con la ricostruzione del frontone, e i frammenti del monumento equestre di bronzo di Domiziano-Nerva, numerosi calchi in gesso di sculture greche ritrovati a Baia e la stupenda scenografia del Ninfeo marittimo di Punta Epitaffio, con le pregevoli statue. In un’altra ala del museo, sono state sistemate le opere provenienti dagli scavi, tuttora in corso, del rione Terra a Pozzuoli.

MISENO E BACOLI

Miseno deve il suo nome alla leggenda omerica che qui pone il sepolcro del compagno di Ulisse, trasformato da Virgilio nel trombettiere di Enea. Già porto cumano, Miseno ebbe un posto preminente nell'organizzazione militare augustea. Su ideazione di Marco Vipsanio Agrippa vi fu installata la base navale del Tirreno. Tra i prefetti della Classis Misenensis si ricordano Tiberio Claudio Aniceto che mandò i suoi sicari a trucidare Agrippina, madre di Nerone, e Plinio il Vecchio che morì durante l'eruzione del Vesuvio (79 d.C.). tra le sontuose ville primeggiava quella del dittatore Caio Mario, poi acquistata da Lucullo, dove morì, nel 37 d.C., l'imperatore Tiberio. L'odierno centro abitato di Bacoli (vacua = terra incolta e deserta; boaulia = stalla di buoi, in ricordo della sosta di Ercole con gli armenti sottratti a Gerione) si sviluppò intorno alla chiesa di S.Anna e divenne comune autonomo il 19 marzo 1919.

PISCINA MIRABILIS
L’enorme serbatoio, punto di arrivo dell’acquedotto del Serino, realizzato in età augustea, è tutto scavato nel banco di tufo. Lungo m. 70, largo m. 25,50, alto m. 15, con una copertura poggiante su 48 pilastri cruciformi, poteva contenere circa 12.600 metri cubi di acqua, per il rifornimento della flotta misenate.

MONTE DI PROCIDA

« Da Bellavista, per chi si affaccia ad ammirare il panorama strabiliante dei Campi Flegrei, che si distende come una mappa dei sogni, tra cielo, isole, colline, mare, in uno scenario fiabesco, Monte Di Procida appare come il palco reale di un sontuoso teatro dell'opera »
(Gianni Race - Monte Di Procida)
L'area, detta fino all'alto medioevo "Monte di Miseno", cambiò lentamente nell'uso il suo nome fino a giungere a quello attuale, dopo che con la distruzione del porto di Miseno, l'area passò sotto la giurisdizione di Procida (quindi: "monte appartenente a Procida"). Il centro abitato attuale nacque e si ingrandì appunto per l'afflusso di coloni dalla vicina isola a partire dal XVI - XVII secolo.